Ciclo in Corso

Corpo celeste

Regia: Alice Rohrwacher
Sceneggiatura: Alice Rohrwacher
Fotografia: Hélène Louvart
Scenografia: Luca Servino
Montaggio: Marco Spoletini
Costumi: Loredana Buscemi
Interpreti e personaggi: Yile Vianello (Marta), Salvatore Cantalupo (Don Mario), Pasqualina Scuncia (Santa), Anita Caprioli (Rita), Maria Luisa De Crescenzo (Rosa), Renato Carpentieri (Don Lorenzo), Paola Lavini (Fortunata)
Durata: 98'
Origine: Italia, Svizzera, Francia 2011

 

 

 

Marta ha tredici anni e, dopo dieci anni passati con la famiglia in Svizzera, è tornata a vivere nel profondo sud italiano, a Reggio Calabria, la città dov’è nata. Marta è esile, attenta, con un’andatura un po’ sbilenca e un’inquietudine che la fa assomigliare ad una creatura selvatica. Ma ha una grazia speciale, e mentre passa tra gli altri come una piccola fata guarda e sente tutto: non ricorda molto della sua infanzia, la città è cresciuta senza nessun ordine, è per lei rumore, resti antichi accanto a palazzi ancora in costruzione e vento, un mare che si intravede vicino e sembra impossibile da raggiungere.
Marta inizia subito a frequentare il corso di preparazione alla cresima, l’età è giusta, ed è anche, le ripetono tutti, un bel modo per farsi nuovi amici. Senza la cresima non ti puoi neanche sposare!
Incontra così don Mario, prete indaffarato e distante che amministra la chiesa come una piccola azienda, e la catechista Santa, una signora un po’ buffa che guiderà i ragazzi verso la confermazione. In parrocchia si sta preparando una festa per l’arrivo di un nuovo Crocifisso Figurativo che dovrà sostituire quello stilizzato e fluorescente che poco piace ai parrocchiani. Nell’attesa della grande festa della parrocchia, Marta partecipa alle attività del catechismo, impara a memoria le formule del libro, canta “mi sintonizzo con dio”. Ma capirà presto che altrove deve trovare la sua strada, non la via al di là del mondo, ma la via attraverso il mondo.
 
Le leggende e i testi scolastici parlavano dello spazio azzurro e dei corpi celesti come di un sovramondo. Agli abitanti della Terra essi aprivano tacitamente le grandi mappe dei sogni, svegliavano un confuso senso di colpevolezza. Mai avremmo conosciuto da vicino un corpo celeste! Non ne eravamo degni! Invece, su un corpo celeste collocato nello spazio viviamo anche noi: corpo celeste, o oggetto del sovramondo era anche la Terra, una volta sollevato quel cartellino col nome di pianeta Terra. Eravamo quel sovramondo.
ANNA MARIA ORTESE, Corpo Celeste

Sambizanga

Titolo originale: Sambizanga
Regia: Sarah Maldoror
Soggetto: Maurice Pons, Mario de Andrade dal romanzo A vida verdadeira de Domingos Xavier (1971) di José Luandino Vieira
Sceneggiatura: Mario de Andrade, Sarah Maldoror
Fotografia: Claude Agostini
Montaggio: Georges Klotz
Musiche: Ensemble ‘Les Ombres’
Interpreti e personaggi: Elisa Andrade (Maria), Domingos De Oliveira (Domingos), Jean M’Vondo (Petelo), Adelino Nelumba (Zito), Benoît Moutsila (Chico), Tala Ngongo (Miguel), Lopes Rodrigues (Mussunda), Henriette Meya (Bebiana), Manuel Videira (capo della Brigata)
Produzione: Angola-Francia 1972
Durata: 96 min

Domingos Xavier, un rivoluzionario angolano, viene arrestato dalla polizia segreta portoghese. Portato nella prigione di Sambizanga, subisce interrogatori e torture affinché riveli i nomi di altri attivisti. Il film è in gran parte raccontato dal punto di vista di Maria, la moglie di Xavier, che va in cerca dell'uomo senza capire esattamente cosa sia successo. 
Basato su un romanzo di José Luandino Vieira, che fu tradotto in francese da Mario De Andrade, primo presidente del MPLA (Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola), nonché compagno di vita della regista Sarah Moldoror, Sambizanga è una testimonianza fondamentale della determinazione e dell'importanza della resistenza coloniale in Africa. La ricerca di una donna diventa una metafora della sofferenza del popolo angolano e della sua presa di coscienza rivoluzionaria prima della rivolta del 1961 contro i suoi colonizzatori portoghesi. Il film non poteva essere proiettato pubblicamente in Angola fino a dopo l'indipendenza a causa del suo contenuto.
 
Sambizanga ha un’estetica sensuale, fatta di scene di vita quotidiana: la coppia formata da Maria e Domingos, i lunghi viaggi a piedi di Maria nella polvere, la foschia che sale dalla terra, il rapporto con il bambino portato sulla schiena e che a ogni sosta a casa di amici viene accudito da altre donne.
A Sarah Maldoror verranno rimproverate la bellezza delle immagini e quella di Elisa Andrade che interpreta il ruolo di Maria. Sarah si è sempre opposta a questo tipo di critiche e ai luoghi comuni sugli africani (poveri, ignoranti e affamati) che esse portano con sé. “Non mi interessa mostrare la povertà, preferisco cercare la poesia”, aggiungeva. La maggior parte dei personaggi del film è interpretata da militanti del Movimento Popolare per la liberazione dell’Angola (MPLA) e ciascuno di loro si esprime nella propria lingua, portoghese, lingala o kimbundu. È una scelta piuttosto audace, ma che contribuisce al realismo del film: il corso di cucito che è anche una lezione di politica, la trasmissione dei messaggi fino al carcere, la mobilitazione dei militanti e dei giovani per identificare Domingos, o le riunioni perfino quando si balla. Questo film è anche la storia di Maria e del suo risveglio politico. Il suo continuo spostarsi è anche quello di Sarah e definisce le donne della diaspora africana. Nel caso di Sarah, la complessità della sua situazione personale era accentuata dalla relazione con il compagno Mário de Andrade, che la clandestinità (era ricercato dall’Interpol) e la guida del movimento politico MPLA e della CONCP (Conferenza delle organizzazioni nazionaliste delle colonie portoghesi) costringevano ad assenze ricorrenti e a volte prolungate dal domicilio familiare.
In un certo senso si può dire che il personaggio di Maria e la vita privata di Sarah si intreccino. La coscienza politica; la lotta da sola con i suoi figli (Maria va in giro con il bambino sulla schiena proprio come Henda e io abbiamo sempre accompagnato nostra madre Sarah ovunque, mentre i figli di altri dirigenti come Cabral e Boal erano tutti sistemati in un collegio, a Mosca o a Bucarest); la morte del compagno per ragioni politiche; ma soprattutto la perseveranza, il continuo avanzare malgrado gli ostacoli. Rimarrà con noi l’ultima scena del film e il suo messaggio di speranza: “Coraggio, era nostro amico, nostro compagno, è scomparso nella notte, non lo dimenticheremo mai…”.
Annouchka de Andrade

La ragazza con la pistola

Regia: Mario Monicelli
Soggetto: Rodolfo Sonego
Sceneggiatura: Rodolfo Sonego, Luigi Magni
Fotografia: Carlo Di Palma
Montaggio: Ruggero Mastroianni
Musiche: Peppino De Luca
Costumi: Maurizio Chiari
Interpreti e personaggi: Monica Vitti (Assunta Patané), Carlo Giuffré (Vincenzo Macaluso), Stanley Baker (Dottor Osborne), Corin Redgrave (Suicida), Anthony Booth (Giocatore di rugby), Dominic Allan (Reginald Mc Kintosh), Deborah Stanford (Signora Mc Kintosh), Stefano Satta Flores (Cameriere al ristorante Capri), Catherine Feller (Rosina), Helen Downing (Ada), Tiberio Murgia (Primo picciotto), Aldo Puglisi (Secondo picciotto)
Durata: 102'
Origine: Italia, Regno Unito 1968

 

  

Una ragazza siciliana, molto legata alle tradizioni, accetta tacitamente di farsi rapire da un compaesano perché spera in un matrimonio riparatore. Il seduttore, però, fugge spaventato in Inghilterra e lei lo segue armata di pistola per vendicare il suo onore. A poco a poco le idee più libere della società britannica conquistano la giovane meridionale ...

La ragazza con la pistola era un'idea di Sonego. Mi divertiva fare un film con Monica Vitti, reduce dai film di Antonioni, in chiave di commedia, perché Monica ha un grande talento per la commedia e io lo sapevo. E inoltre ne ho fatto un personaggio proletario. Un'altra cosa che mi divertiva era fare un film non convenzionale sulla Sicilia, e sul rapporto tra una ragazza siciliana, con tutti i tabù e i miti della società da cui proveniva, e la società permissiva di Londra. Va per vendicarsi del fidanzato che l'ha abbandonata, ma, una volta lì, capisce che quest'idea non ha più senso.
Mario Monicelli

Le vacanze intelligenti

Regia: Alberto Sordi
Soggetto: Rodolfo Sonego, Alberto Sordi
Sceneggiatura: Rodolfo Sonego, Alberto Sordi
Fotografia: Sergio D'Offizi
Montaggio: Tatiana Morigi
Musiche: Piero Piccioni
Costumi: Bruna Parmesan
Scenografia: Lorenzo Baraldi
Interpreti e personaggi: Alberto Sordi (Remo Proietti), Anna Longhi (Augusta, moglie di Remo), Evelina Nazzari (Pasquina), Stefania Spugnini (Romolina), Alfredo Quadrelli (ragazzo), Filippo Ciro (Cesare), Alessandro Partexano (globetrotter), Giovannella Grifeo (donna), Shereen Sabet (Cloe Boccetta)
Durata: 66'
Origine: Italia, 1978

 

Episodio del film "Dove vai in vacanza?" diretto e interpretato da Alberto Sordi. Le vacanze estive di Remo e Augusta Proietti vengono per la prima volta organizzate dai loro figli, ormai quasi tutti prossimi alla laurea che, forti della loro cultura superiore, pongono fine alle vacanze rilassanti dei genitori per rimpiazzarle con visite a musei, città e luoghi di interesse artistico nonché improbabili concerti. Come se non bastasse il figlio (futuro medico) impone loro una dieta ferrea. Remo e Augusta sanno anche che al loro ritorno troveranno un nuovo modernissimo arredamento che sostituirà quello vecchio giudicato obsoleto dai loro figli. Le tensioni createsi tra genitori e figli vengono meno solo davanti ad un copioso piatto di spaghetti, cucinato dai figli e i loro bizzarri amici appositamente per gli anziani genitori al termine delle loro estenuanti vacanze.

Aguirre, furore di Dio

AguirreTitolo originale: Aguirre, der Zorn Gottes
Regia: Werner Herzog
Soggetto: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Fotografia: Thomas Mauch
Montaggio: Beate Mainka-Jellinghaus
Musiche: Popol Vuh
Interpreti e personaggi: Klaus Kinski (Lope de Aguirre), Helena Rojo (Inez), Del Negro (Gaspar de Carvajal), Ruy Guerra (Don Pedro de Ursua), Peter Berling (Don Fernando de Guzman), Cecilia Rivera (Flores), Alejandro Repulles (Gonzalo Pizarro)
Produzione: Germania Ovest, 1972
Durata: 94 min

È l'epoca dei "conquistadores" spagnoli del Sudamerica, nel XVI secolo. Partendo dalle montagne del Perù il capitano Aguirre si inoltra, con alcuni uomini, nel folto della foresta amazzonica alla ricerca del mitico Eldorado. Nel giro di pochi giorni la spedizione finisce naturalmente decimata dagli indigeni e dalle malattie. Tuttavia Aguirre decide di proseguire ugualmente...
 
Il film che segna l’inizio del sodalizio tra Herzog e Klaus Kinski. Il primo ricorda di aver scritto la sceneggiatura del film di getto, in due giorni e mezzo. La storia è quella di Lope de Aguirre, riadattata, quasi sognata. El Dorado, la foresta, il Rio delle Amazzoni. Come sempre: storie e imprese spinte ai limiti, fino alla follia. Osservate lo sguardo di Kinski. Gli occhi fuori dalle orbite. Non c’è altro da capire.