Cinema di periferia/Periferie nel cinema

Accattone

Regia: Pier Paolo Pasolini
Soggetto: Pier Paolo Pasolini
Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini con la collaborazione di Sergio Citti
Fotografia: Tonino Delli Colli
Musiche: Johann Sebastian Bach (brani da La Passione secondo Matteo)
Montaggio: Nino Baragli
Scenografia: Flavio Mogherini
Interpreti e personaggi:
Franco Citti (Cataldi Vittorio detto Accattone), Franca Pasut (Stella), Silvana Corsini (Maddalena), Paola Guidi (Ascenza), Adriana Asti (Amore), Adriano Mazzelli (il cliente di Amore), Romolo Orazi (suocero di Accattone), Massimo Cacciafeste (cognato di Accattone), Francesco Orazi (il Burino), Mario Guerani (il commissario), Stefano D'Arrigo (il giudice istruttore), Enrico Fioravanti (primo agente), Nino Russo (secondo agente), Emanuele Di Bari (Sor Pietro), Franco Marucci (Franco), Sergio Citti (il cameriere), Luciano Conti (il Moicano), Luciano Gonini (il Piede d'oro), Renato Capogna (il Capogna), Alfredo Leggi (Pupo biondo), Galeazzo Riccardi (il Cipolla), Leonardo Muraglia (Mommoletto), Giuseppe Ristagno (Peppe il Folle), Roberto Giovannoni (il Tedesco), Mario Cipriani (Balilla), Roberto Scaringella (Cartagine), Silvio Citti (Sabino)
Origine: Italia, 1961
Durata: 116'

 

Accattone è il soprannome di Vittorio, un ragazzo di borgata che si fa mantenere da una prostituta, Maddalena, in precedenza sottratta ad un napoletano finito in carcere. L'uomo evita la vendetta degli amici del carcerato, incolpando Maddalena di tutto ed abbandonandola. Maddalena finisce in carcere.  Accattone, rimasto senza soldi, conosce la fame. Un giorno incontra Stella, una ragazza che lui cerca di convincere a prostituirsi, ma intanto se ne innamora. L'amore per Stella spinge Accattone a cercarsi un lavoro, guadagnandosi da vivere in modo onesto, ma la "redenzione" dura poco, infatti presto torna a rubare ...

Il personaggio di Accattone nasce nelle pizzerie, nelle osterie, sul tramvetto azzurro di Grotte Celoni, nei racconti di borgata che Sergio e Franco Citti (davanti a un litro di vino) facevano a Pasolini. Accattone era uno che esisteva davvero, se ne parlava tra "i malandri" dell'Acqua Bullicante, come di un paraculo senza fissa dimora che viveva di espedienti. Una specie di «leggenda» di periferia, un Robin Hood da quattro soldi, che non rubava ai ricchi per dare ai poveri, ma che si rimediava la giornata per sopravvivere. Magari fregando un altro povero, ma che non era mai tanto povero come lui (Franco Citti). Lo chiamavano Accattone perché “accattonava la vita” e poi tutti nelle borgate avevano dei soprannomi. Il quel micromondo di diseredati tutti parlavano di Accattone ma nessuno lo conosceva bene. Appariva e scompariva dal nulla. Ogni tanto in borgata venivano a sapere che aveva fatto un colpo al Tiburtino Terzo o al Prenestino, poi più niente per lungo tempo. 

Accattone, girato nel 1962 nelle borgate romane, è sostanzialmente una trasposizione cinematografica dei precedenti lavori letterari. E' facile individuare tra "Accattone" e "Una vita violenta" moltissimi punti in comune: stessi luoghi, stessi protagonisti, stesso modo di raccontare.

Pasolini non cerca i suoi interpreti, li trova. O sono loro a scegliere Pasolini, perché la loro esistenza sia raccontata solo da chi li ama, non da li usa. Scelgono Pasolini perché sa essere uno di loro. (Gianni Amelio)

Gli esterni sono girati nella periferia romana: via Casilina, via Portuense, via Appia Antica, via Baccina, Ponte degli Angeli, Acqua Santa, via Manuzio, Ponte Testaccio, il Pigneto, borgata Gordiani, Centocelle, la Marranella, Subiaco (il cimitero).

Presentato alla 26ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il 31 agosto 1961, il film di Pasolini ricevette dure contestazioni. Alla "prima" del film al cinema Barberini a Roma, un gruppo di giovani neofascisti cercarono di impedire la proiezione, lanciando bottiglie d'inchiostro contro lo schermo, bombette di carta e finocchi tra il pubblico. Ci furono colluttazioni e la visione del film fu sospesa per quasi un'ora.

Accattone è stato il primo film del cinema italiano ad essere vietato (con apposito decreto) ai minori di 18 anni.
La pellicola uscì nelle sale il 22 novembre 1961. Il film sarà poi bloccato in sede di censura e ritirato da tutte le sale italiane.

Marius e Jeannette

Titolo originale: Marius et Jeannette
Regia: Robert Guédiguian
Sceneggiatura: Robert Guédiguian e Jean-Louis Milesi
Fotografia: Bernard Cavalié
Montaggio: Bernard Sasia
Interpreti e personaggi: Ariane Ascaride (Jeannette), Gérard Meylan (Marius), Pascale Roberts (Caroline), Jacques Boudet (Justin)
Origine: Francia, 1997
Durata: 98'

 

 

 

Jeannette è una cassiera, Marius fa il guardiano in una fabbrica. Lei, Jeannette, sopravvive, dopo che l'ultimo compagno l'ha abbandonata, con un misero stipendio e due figli diversi e inquieti. Lui è il massiccio e zoppo Marius che nasconde invece un tragico segreto, spesso affogato nell'alcol ...
Il film è una storia d'amore e, allo stesso tempo, la storia di un quartiere: l'Estaque.

Figlio di immigrati - la madre è tedesca e il padre un operaio armeno che lavora per la ferrovia - Robert Guédiguian nasce il 3 dicembre 1953 a Marsiglia, nel popolare quartiere nell'Estaque, un porticciolo circondato dalle fabbriche che gli impressionisti hanno celebrato nelle loro tele alla fine dell'Ottocento (ormai inglobato nel gigantesco porto della città) e che Guédiguian definisce "il quartiere più comunista di Marsiglia".
Il mondo che lo circonda da bambino e poi da adolescente gli resta nel cuore. Tutti, o quasi, i suoi film sono infatti ambientati a Marsiglia e tutti raccontano le storie degli operai del posto. E lo stesso Guédiguian afferma: "Quello è il mondo che mi emoziona, per cui lavoro. Quel mondo mi ha poi permesso di studiare all'università e quindi mi sono sempre sentito responsabile. Farò sempre film sugli oppressi, i poveri, i deboli, le vittime. Credo che questo sia il compito degli intellettuali e degli artisti".

L'odio

Titolo originale: La Haine
Regia: Mathieu Kassovitz
Soggetto e Sceneggiatura: Mathieu Kassovitz
Fotografia: Pierre Aim
Montaggio: Mathieu Kassovitz e Scott Stevenson
Interpreti e personaggi: Vincent Cassel (Vinz), Hubert Koundé (Hubert), Saïd Taghmaoui (Saïd), Abdel Ahmed Ghili (Abdel), Edouard Montoute (Upim), François Levantal (Asterix), Solo Dicko (Santo)
Musiche: Vincent Tulli
Origine: Francia, 1995
Durata: 95'

 

 

"Conosci la storia di quel tale che si butta da un palazzo di cinquanta piani? Ad ogni piano, mentre cade, continua a dirsi: fin qui è andata, fin qui è andata bene, fin qui è andata bene. Questo, per dire che il problema non è la caduta, ma l'atterraggio..."

L'odio è la descrizione di quella caduta: alla quale tutti assistiamo, non si sa se più impotenti che indifferenti.

In un quartiere periferico di Parigi, fatto di miseria, etnie più o meno assortite e criminalità di vario genere, soffia il vento della rivolta. La scintilla è data dal brutale interrogatorio a cui la polizia sottopone un ragazzo di sedici anni, ferito a morte. Nella lotta successiva alla cricolazione della notizia, emergono le difficoltà e le differenti personalità dei giovani che sono stati coinvolti, in particolare Vinz, Hubert e Said che seguiremo per 24 ore.

Alla maniera di Martin Scorsese di Taxi Driver, Kassovitz ha fatto un film che è insieme drammaticamente realistico e sotterraneamente surreale. L'odio aggredisce un problema sociale francese in stile americano, ma si distingue da altri racconti neri della periferia, da tanti altri banlieue-film per la sua durezza sovversiva, per la rabbia unita a svagatezza dei protagonisti, per il linguaggio gergale che imprime alla narrazione gran ritmo ed una terribile energia.
(Lietta Tornabuoni)

Le occasioni di Rosa

Regia: Salvatore Piscicelli
Soggetto e Sceneggiatura: Carla Apuzzo e Salvatore Piscicelli
Fotografia: Renato Tafuri
Musiche: "Quadri sonori" di Klangbilder, "Fantasia Elpana" di Helmut Leberer, "Attraction No.2" di G. Rusconi e H.Leberer
Montaggio: Franco Letti
Ambienti e costumi: Franz Prestieri
Suono in presa diretta: Hubrecht Nijhuis
Interpreti e personaggi: Marina Suma (Rosa), Angelo Cannavacciuolo (Tonino), Sergio Boccalatte (Sergio), Gianni Prestieri (Angelo), Martin Sorrentino (Pasquale), Antonella Patti (Anna), Ciro Ricciardi (Monica)
Origine: Italia, 1981
Durata: 90'

 


Rosa, operaia della periferia napoletana, lascia la fabbrica e si mantiene prostituendosi. Tonino, il suo fidanzato, affianca al lavoro di meccanico una serie di attività illegali e coltiva una relazione omosessuale con il ricco Gino, il quale sosterrà il matrimonio tra Gino e Rosa. Il rapporto tra i tre cambierà quando Rosa scopre di essere incinta. Comprendendo di essere la sola a poter giocare un ruolo decisivo in questo ménage, Rosa coglie le sue occasioni.