Ciclo delle libertà

Ciclo della libertà

Questo ciclo è frutto della lucida follia che a volte sembra guidare il subcomandante.
Dopo tanti cicli in cui si era costretti a delle scelte "di linea" ho pensato che fosse il caso di abbandonare la vecchia politica e di optare per una programmazione aperta senza vincoli o regole.
Basta con tutti questi lacci e lacciuoli che una linea comune ci imporrebbe di seguire. Questa è roba da vecchi parrucconi!
Il ciclo è nato dalla libertà, nella libertà e per la libertà delle scelte che il sub potrà proporre.

PS
A questo ciclo sarà concesso, senza autorizzazioni preventive, di durare un 20% in più del normale.

 

Prima della rivoluzione

Regia: Bernardo Bertolucci
Soggetto: Bernardo Bertolucci
Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Gianni Amico
Interpreti e personaggi: Francesco Barilli (Fabrizio), Adriana Asti (Gina), Cristina Pariset (Clelia), Allen Midgette (Agostino), Morando Morandini (Cesare)
Fotografia: Aldo Scavarda (assistente alla macchina Vittorio Storaro)
Scenografia: Vittorio Cafiero, Angelo Canevari
Montaggio: Roberto Perpignani
Musiche: Ennio Morricone, Gino Paoli
Produzione: Iride Cin.Ca
Distribuzione: Cineteca Nazionale - Cineteca Lucana
Origine: Italia, 1964
Durata: 112'

 

"Chi non ha conosciuto la vita prima della rivoluzione, non può sapere cosa sia la dolcezza di vivere": è la frase che racchiude il senso e il cuore del film. Non un film di eventi, di azioni, ma di sensazioni, di angosce esistenziali, di inquietudini immerse nella placida e soffocante provincia parmense, espresse a livello visivo dalle brusche interruzioni e dagli stacchi improvvisi del montaggio: insieme ai frequenti primi piani della vibrante e intensa Adriana Asti, le immagini frammentate rendono ancora più evidente l'influenza dello stile espressivo della nouvelle vague e il lavoro d'introspezione psicologica voluto da Bertolucci, che aveva solamente 23 anni quando diresse il film.

Leggi tutto: Prima della rivoluzione

Teatro di guerra

Regia Mario Martone
Sceneggiatura: Mario Martone
Fotografia: Pasquale Mari
Scenografia: Giancarlo Muselli
Costumi: Ortensia De Francesco
Montaggio: Jacopo Quadri
Interpreti: Andrea Renzi (Leo), Anna Bonaiuto (Sara Cataldi), Iaia Forte (Luisella Cielo), Roberto De Francesco (Diego), Maurizio Bizzi (Maurizio), Salvatore Cantalupo (Rosario), Antonello Cossia (Antonello), Francesca Cutolo (Francesca), Giovanna Giuliani (Giovanna), Vincenzo Saggese (Vincenzo), Toni Servillo (Franco Turco), Marco Baliani (Vittorio), Peppe Lanzetta (Silvano)
Origine: Italia, 1998
Durata: 113'

 

 

Da tre anni è i corso la guerra nell'ex Yugoslavia e a Napoli un attore e regista, Leo, inizia le prove di uno spettacolo teatrale, che nelle sue intenzioni, dovrebbe andare in scena a Sarajevo. Il teatro è da una parte quello stilizzato, costruito, sofisticato di una emozionante messa in scena di "I sette contro Tebe" che Martone ha effettivamente allestito nel 1996 al Teatro Nuovo di Napoli, dall'altro è il teatro della vita napoletana, tra gli interni domestici e il vicolo nei quartieri spagnoli su cui dà la malandata sala in cui vengono fatte le prove del vero spettacolo.
 

 

Divorzio all'italiana

Regia: Pietro Germi
Soggetto: Ennio De Concini, Pietro Germi, Alfredo Giannetti
Sceneggiatura: Ennio De Concini, Pietro Germi, Alfredo Giannetti
Fotografia: Leonida Barboni, Carlo Di Palma
Montaggio: Roberto Cinquini
Musiche: Carlo Rustichelli
Scenografia: Carlo Egidi
Interpreti e personaggi: Marcello Mastroianni (Ferdinando Cefalù), Daniela Rocca (Rosalia Cefalù), Stefania Sandrelli (Angela), Lando Buzzanca (Rosario Mulé), Leopoldo Trieste (Carmelo Patanè), Saro Arcidiacono (dottor Talamone), Angela Cardile (Agnese Cefalù), Pietro Tordi (avvocato De Marzi), Ugo Torrente (don Calogero)
Durata: 101'
Origine: Italia, 1961

Il barone siciliano Ferdinando Cefalù, detto Fefè, è sposato con l'assillante Rosalia, ma è follemente attratto dalla cugina sedicenne, la conturbante Angela, e vorrebbe diventare suo marito. Decide allora di spingere la moglie fra le braccia di un suo antico spasimante, Carmelo Patanè, per poi coglierli in flagrante ed uccidere la donna invocando il “delitto d’onore”.  Il suo piano, però, non va come previsto…

Nelle intenzioni degli autori Divorzio all’italiana doveva essere un film drammatico, ma questi propositi iniziali vennero abbandonati quando ci si accorse che nella Sicilia dell'epoca anche i fatti più drammatici potevano assumere i contorni della farsa. A fare da asse portante della trama è il famigerato articolo 587 del codice penale, quello riguardante il delitto d’onore: una legge (abrogata soltanto nel 1981) che consentiva ad un uomo condannato per uxoricidio di ottenere una significativa riduzione della pena qualora il delitto fosse volto a salvaguardare il suo “onore” (in altre parole, in caso di infedeltà da parte della moglie).

Presentato a Cannes nel 1962, dove vinse il premio per la miglior commedia, il film raccolse anche gli applausi della critica americana (tra gli estimatori c'era Billy Wilder) vincendo il premio Oscar (1963) per la miglior sceneggiatura originale e la nomination per la miglior regia. La magistrale interpretazione di Marcello Mastroianni nel ruolo di Fefè, indimenticabile il suo tic impostato su quello reale di Germi, rappresentò la definitiva consacrazione internazionale dell'attore appena reduce (1960) da La dolce vita di Fellini. Da citare anche l'esordio di Stefania Sandrelli da poco eletta Miss Viareggio.

Il successo di Germi proseguì negli anni successivi con Sedotta e abbandonata (1964) e Signore e signori (1965) che costituiscono con Divorzio all'italiana un'ideale trilogia del genere.