La Nouvelle Vague Inglese

Introduzione

Diceva François Truffaut che parlare di cinema inglese è una contraddizione in termini.

Anche Satyajit Ray, il grande regista indiano, considerava gli inglesi "non equipaggiati per temperamento all'uso migliore della macchina da presa".

A dispetto di queste considerazioni il cineclub propone due film che appartengono al filone "Free cinema" che si sviluppa in Inghilterra sul finire degli anni Cinquanta / inizio Sessanta in maniera parallela alla nouvelle vague francese.

The Loneliness è il più “nouvelle vague” dei film di questa corrente: sono palesi, ad esempio, i suoi debiti nei confronti di Truffaut de “I quattrocento colpi”. Anche qui, nell’ultima inquadratura, il protagonista si arresta bruscamente dopo una corsa: ma è diverso lo spirito che anima i due fotogrammi, formalmente analoghi. L’arresto di Antoine è un punto interrogativo, quello di Colin Smith, rappresentante del Borstal ai campionati di corsa campestre, è un atto di sfida: l’estrema beffa del direttore della prigione, che conta su di lui per assicurarsi la coppa della vittoria e dimostrare la validità dei suoi metodi “umanitari”, ginnico-moralistici, per il recupero dei giovani criminali.

Guido Fink, Il cinema inglese e la folla solitaria in Free Cinema e dintorni – Nuovo cinema inglese 1956 - 1968

 

Sabato sera, domenica mattina

Titolo italiano: Sabato sera, domenica mattina
Titolo originale: Saturday Night and Sunday Morning
Regia: Karel Reisz
Soggetto: Tratto dal racconto omonimo di Alan Sillitoe
Sceneggiatura: Alan Sillitoe
Fotografia: Freddie Francio
Musiche: Johnny Dankworth
Montaggio: Seth Holt
Interpreti:
Albert Finney (Arthur Seaton)
Shirley Ann Field (Doreen)
Rachel Roberts (Brenda)
Hylda Baker (zia Ada)
Norman Rossington (Bert)
Bryan Pringle (Jack)
Produzione: Tony Richardson per Woodfall Film Productions
Origine: GB, 1960
Durata: 89’

"Sabato sera, domenica mattina" è il primo lungometraggio di Karel Reisz ed anche uno dei più rappresentativi del Free Cinema inglese, del quale preannuncia i caratteri fondanti: totale libertà espressiva e sguardo impietoso sulle contraddizioni di una società in cambiamento. Sceneggiato da Alan Sillitoe, e impreziosito dal bianco e nero di Freddie Francis e da un grande Albert Finney.

Arthur è un giovane tornitore di Nottingham che, insofferente alla vita piatta dei genitori, passa la settimana a lavorare per poter uscire il sabato sera a bere e a rincorrere le donne. Dongiovanni e sfaticato, ha una relazione con Brenda, la moglie di un amico, la mette incinta costringendola poi ad abortire. Poi è incastrato da una borghesuccia messa incinta, ma non si arrende.

Non erano gli operai ad identificarsi con Arthur ma i giovani, perché questi personaggi esprimevano una protesta in fin dei conti estranea alla classe e perché essi la esprimevano con una fantasia, un’inventività, una leggerezza del tutto estranee alla concretezza della tradizione realista. Essi erano l’esempio britannico dell’immaginazione al potere: stanchi della prevedibilità del sistema, essi vi immettevano un pizzico di anarchia.

Franco La Polla, Migliorare le cose: i lungometraggi del Free Cinema e dintorni in Free Cinema e dintorni – Nuovo cinema inglese 1956 - 1968

 

Karel Reisz proveniva dal documentario quando dirige questo suo primo film. Il realismo del documentarista lo si nota in questo ritratto della classe operaia inglese, o meglio, della insoddisfazione di un giovane che in qualche modo la rappresenta. Dalla catena di montaggio, infatti, il regista segue fino a casa il suo protagonista e poi fino al pub dove ci si stordisce con gare di bevute. Poi inizia la vicenda della relazione con Brenda fino all’incontro con Doreen. Sabato sera, Domenica mattina venne realizzato in totale economia tanto che, per mancanza di soldi, la parte del protagonista andò ad un attore allora sconosciuto: Albert Finney che da qui iniziò una brillante carriera. Nessun esercente era però disposto a programmarlo e solo il flop di un film della Warner convinse un gestore londinese ad inserirlo per qualche sera nel programma di una sala londinese. Il successo fu totale quanto inaspettato tanto che fu all’origine del rinnovamento del cinema inglese ed Albert Finney divenne una star.

Gioventù, amore e rabbia

Titolo italiano: Gioventu', amore e rabbia
Titolo originale: The Loneliness Of The Long Distance Runner
Regia: Tony Richardson
Soggetto: Tratto dal racconto omonimo di Alan Sillitoe
Sceneggiatura: Tratto dal racconto omonimo di Alan Sillitoe
Fotografia: Walter Lassally
Musiche: John Addison
Montaggio: Antony Gibbs
Interpreti: Tom Courtenay (Colin Smith), Michael Redgrave (Il direttore del riformatorio),
Avis Bunnage (Mrs. Smith), Alec McCoven (Brown),James Bolam (Mike), Julia Foster (Gladys)
Produzione: Lion International Film (London)
Origine: Gran Bretagna, 1962
Durata: 104'

 

Colin, giovane irrequieto, dopo la morte del padere finisce in riformatorio. Durante una corsa campestre che vede i giovani detenuti a confronto con gli allievi di un collegio esclusivo, il ragazzo ha la possibilità di mettersi in mostra.

Nell'adattare il suo romanzo del 1959, Alan Sillitoe ha sottolineato ancora più enfaticamente la lotta del suo eroe contro l'autorità. Il riformatorio nel quale si ritrova finisce per rappresentare per Colin Smith la società ostile in genere. Mentre corre riesce a sostituire nella sua mente quel simbolo di autoritarismo con le diverse figure autoritarie incontrate nella sua vita; durante le lunghe, solitarie corse di allenamento, per esempio, Colin ricorda il proprio disgusto davanti agli sperperi di sua madre con il denaro dell'assicurazione sulla vita del padre, e l'impulsività che lo ha indotto alla rapina. Richardson ha definito il proprio film «un'affermazione poetica del diritto dell'individuo di sconfiggere la società». E la regìa di Richardson offre una prova di questa forma poetica di realismo quando mescola le riprese in stile documentario, come la sequenza del combattimento, con la bellezza fredda delle scene in cui Colin corre.