Si abballa

Si abballa

Volevo prima di tutto tranquillizzare il popolo del cineclub: qualcuno poteva aver interpretato il racconto di Marinetti come un possibile mancamento del subcomandante. Il subcomandante smentisce tutto: non ho avuto assolutamente nessun malore, vi assicuro che sto benissimo. Sono in piena forma pronto ad affrontare tutto "con la gagliardia di un ventenne". A riprova di questo il prossimo ciclo sarà dedicato al ballo ed ai film con questo tema.

John Ford diceva che esistono solo tre soggetti davvero importanti per la macchina da presa: un cavallo che corre, una grande montagna e una coppia che balla. Con queste parole Michael Cimino ha esordito nella sua "lezione di ballo" alla recente festa del cinema di Roma.

Quando scrivo un film -ha spiegato Cimino- ho assolutamente bisogno di vedere i personaggi dentro ad un set, all’interno di uno spazio, altrimenti non sono capace di immaginare come si muovono e cosa fanno. Che e' un po’ la stessa cosa che si fa quando si crea una danza. Qual e' il modo piu' giusto per filmare esseri umani che ballano? Qual e' il segreto per trasmetterne la bellezza? Se esiste, e' qualcosa di simile a cio' che possiede qualcuno quando diciamo che sa cantare o ballare. Una volta Vincente Minnelli venne a vedere un mio film. Uscendo dalla sala, mi disse:"Sai, Michael, sai far muovere le persone molto bene’. E usci' in strada senza aggiungere altro".

Il primo film è dello spagnolo Carlos Saura che ambienta una Carmen al ritmo di flamenco. Sempre citando Cimino: "il flamenco è il ballo perfetto per il cinema, i corpi diventano essi stessi ritmo e musica, i piedi e le gambe sono gli strumenti che generano i suoni".

Ed allora basta chiacchiere ... "Si abballa".

Carmen Story

Regia: Carlos Saura
Soggetto: Tratto da un racconto di Prosper Merimée
Sceneggiatura: Carlos Saura
Fotografia: Teodoro Escamilla
Musiche: Teresa Nieto, brani della "Carmen" di Georges Bizet
Montaggio: Pedro Del Rey
Scenografia: Teresa Nieto
Interpreti: Antonio Gades (Antonio), Laura Del Sol (Carmen), Paco De Lucia (Paco), Marisol (Pepa Flores), Cristina Hoyos (Cristina), Stella Aruzo, Jose' Antonio Benitez, Enrique Esteve, Jose' Gavino, Juan Antonio Jimenez (Juan)
Origine: Spagna
Anno: 1983
Durata: 100’

 

Saura dice che la Carmen è la storia di un'ossessione, la «historia de una pasión devoradora».

Direttore di grande fama, Antonio, accompagnato dall'amico e musicista Paco, crede di avere scoperto la sua futura Carmen, la danzatrice di "flamenco" destinata ad essere l' "étoile" dell'omonimo, grande balletto che Antonio vuole mettere in scena. La giovanissima donna entra così a fare parte del corpo di ballo. Sotto la guida della più esperta e bravissima Cristina, Carmen si rivela allieva docile, paziente e tenace. Ma Antonio, mentre è sinceramente infervorato nella sua opera di creatore, si innamora pazzamente della sua nuova ballerina, essendone ricambiato ....

La magia, l'incanto. Il «duende», si chiama in Spagna, incanto misterioso e ineffabile, qualcosa di immaginario che inquieta, che ha a che fare con gli spiriti folletti, oltre che con lo spirito della Spagna. «Antonio Gades conserva questo spirito popolare - ha detto Saura - questa forma e sincerità che emana dall'interno, qualcosa di irripetibile, di magico... Gades è posseduto dal 'duende'».

Il pirata

Titolo originale: The Pirate
Regia: Vincente Minnelli
Soggetto: S.N.Behrman
Sceneggiatura: Albert Hackett, Frances Goodrich
Fotografia: Harry Stradling
Scenografia: Cedric Gibbons, Jack Martin Smith
Montaggio: Blanche Sewell
Musiche: Cole Porter
Interpreti e personaggi: Judy Garland (Manuela), Gene Kelly (Serafin), Walter Slezak (Macoco/don Pedro), Gladys Cooper (la zia), George Zucco, i Nicholas Brothers, Lester Allen
Origine: USA, 1948
Durata: 102'

 

 

Adattamento di una commedia di S.N. Behrman e recitata a Broadway, è la storia di un pirata che si finge governatore, di un attore che si finge pirata e di una ragazza che ama il pirata come mito.
Almeno 3 sequenze di balletto memorabili per l'impiego dello spazio: l'esibizione nella piazza di Puerto Sebastian, “Mack the Black” e “Be a Clown” che riassume la filosofia del film. Uscito in Italia con ben 32 anni di ritardo forse perché a suo tempo fece registrare alla MGM una perdita secca di tre milioni di dollari, forse perché nel 1948 l’astro di Judy Garland era già calante e quello di Gene Kelly non era ancora alto sull’orizzonte; o forse semplicemente per l’antipatia manifestata dal nostro pubblico di allora verso i film musicali.

La febbre del sabato sera

Titolo originale: Saturday Night Fever
Regia: John Badham
Soggetto: Nik Cohn    
Sceneggiatura: Norman Wexler    
Montaggio: David Rawlins    
Scenografia: Charles Bailey    
Fotografia: Ralf D. Bode    
Musiche: The Bee Gees, David Shire    
Interpreti e personaggi: John Travolta (Tony Manero), Karen Lynn Gorney (Stephanie), Barry Miller (Bobby C.), Joseph Cali (Joey), Paul Pape (Double J), Donna Pescow (Annette)
Origine: USA, 1977
Durata: 119'

 

Tony Manero è un ragazzo di origini italiane che vive a Brooklyn. La sua vita è basata sul ballo e sul sabato sera, quando si scatena in pista; nelle discoteche da lui frequentate Tony è il re: tutte le ragazze impazziscono solo a vederlo, e gode del rispetto di tutti. Durante le visite in discoteca conosce Stephanie, che al contrario di lui è una ragazza istruita e di alto ceto sociale. Tra i due nasce un intesa per partecipare alla gara di ballo della discoteca.

Fu un articolo apparso sul New York Magazine (in seguito si scoprirà che l'inchiesta era inventata) a portare alla ribalta questa travolgente voglia di evasione, e a dare lo spunto per la realizzazione di uno dei film più celebri della storia, autentico simbolo di quella mania e di quel periodo. Come dimenticare le musiche dei Bee Gees ed i pantaloni a zampa d'elefante?

Il film che riuscì ad incassare la bellezza di 237 milioni di dollari, senza contare poi l’enorme successo della soundtrack
(fra le più vendute di sempre), e che lanciò nell’olimpo di Hollywood un giovane John Travolta.