La Nouvelle Vague Francese

Introduzione

Quando a scquola si andava il primo ottobre


C’era un tempo in cui il primo giorno di scuola era il primo ottobre. Non c’erano divisioni di casta, religione od appartenenza ad un sud o nord del paese. Il primo ottobre, dalle alpi alle isole, sanciva la fine dell’estate ed ritorno alla noia delle lezioni e dei compiti.

Le varie riforme hanno ormai cancellato questa democrazia così come il tempo ha sbiadito i ricordi dei banchi, dei quaderni per i numeri e dei quaderni per le lettere, del gesso che sporcava le mani, del grembiule che dopo poche ore diventava un capolavoro di Pollock.

Quest’anno il cineforum Frattocchie riapre i battenti rispettando la tradizione dell’apertura ottobrina della scuola nel tentativo di riaccendere l’entusiasmo dei petit garcon.

Come sarà questa stagione? Quali le linee programmatiche? Non lo so, ma forse non ci saranno linee, indirizzi, programmi … insomma un gran caos organizzato dove si mescola tutto così come a scuola.

Per ora sarà un ritorno all’antico, ma un antico che sa di nuovo ed una nouvelle che profuma di vecchio, ma vecchio non è perché non tramonta mai.

Tutto questo per dire che si parte dalla Nouvelle (che sa di vino) Vague.

Chiudo con un disegno di un artista precoce …

L’Andrea di due anni è Andrea Pazienza … il grande PAZ!

Charlotte et son Jules

Titolo originale: Charlotte et son Jules
Testo e regia : Jean-Luc Godard
Musiche: R. Monsigny
Produttore: Pierre Braunberger
Interpreti: Jean-Paul Belmondo (Jean, l'ex fidanzato), Gérard Blain (il nuovo fidanzato), Anne Collette (Charlotte)
Origine : Francia, 1958, B/N
Durata: 13'

 

 

Il cortometraggio è principalmente costituito dal monologo di Jean a cui Godard presta la voce nel doppiaggio (Jea-Paul Belmondo era nel frattempo partito per il militare) eseguito in post sincronizzazione. Il film interamente girato in una camera, tranne una breve inquadratura sul nuovo amico di Charlotte che aspetta in strada nella sua vettura, è un'anticipazione di Fino all'ultimo respiro.
E' un omaggio a Jean Cocteau di Le Bel Indifférent, dove i ruoli erano invertiti.

Charlotte e la bistecca

Titolo originale: Présentation ou Charlotte et son steak
Regia: Eric Rohmer
Sceneggiatura e dialoghi: Eric Rohmer
Produzione: Guy de Ray
Musica: Maurice Leroux
Montaggio: Agnès Guillemot
Interpreti: Jean-Luc Godard (Walter), Andree Bertrand (Clara), Anne Couderet (Charlotte)
Origine: Francia, 1951, B/N
Durata: 10'


In un freddo giorno d'inverno, in Svizzera, mentre la neve scende copiosa, un giovane molto timido, Walter, si trova insieme a due ragazze: Clara e Charlotte. Quando Charlotte lo invita ad accompagnarla nel suo chalet, Walter accetta senza pensarci su. L'interno della piccola abitazione della ragazza è, però, così freddo e angusto, da costringere l'imbarazzato Walter a rimanere in piedi sullo zerbino con le spalle appoggiate al muro assistendo ai preparativi di uno spuntino. Ripetendo di avere una gran fretta, Charlotte si cucina una bistecca e la mangia voracemente mentre Walter fa dei goffi tentativi di seduzione chiedendole di avvicinarsi allo zerbino perché le vuole bene e vorrebbe baciarla. Nonostante la ragazza ostenti indifferenza, Walter riuscirà a farle superare la soglia e a darle il tanto agognato bacio.

Piccola curiosità: il positivo è stato smarrito ed il negativo fu ritrovato tra i rulli di un altro film del 1960

 

Charlotte et Véronique

Titolo originale: Charlotte et Véronique, ou tous les garçons s'appellent Patrick
Regia: Jean-Luc Godard
Sceneggiatura: Eric Rohmer
Produttore: Pierre Braunberger- Les films de La Pléiade
Direttore della fotografia: Michel Latouche
Montaggio : Cécile Decugis
Musica : Ludwig van Beethoven
Interpreti: Nicole Berger (Véronique), Anne Collette (Charlotte), Jean-Claude Brialy (Patrick)
Origine: Francia, 1959, B/N
Durata: 21'

Charlotte et Véronique sono due studentesse che occupano lo stesso appartamento a Parigi. Si danno appuntamento in una piazza, ma Charlotte spazientita dall'attesa si lascia corteggiare da un certo Patrick. Appena lasciata Charlotte, Patrick abborda Véronique nel frattempo arrivata. Al loro ritorno a casa le due ragazze parlano del loro incontro. Il giorno seguente incontrano un ragazzo abbracciato ad una donna ...

Fino all'ultimo respiro

Titolo originale: À bout de souffle
Regia: Jean-Luc Godard
Soggetto: François Truffaut
Sceneggiatura: Jean-Luc Godard
Interpreti e personaggi: Jean-Paul Belmondo (Michel Poiccard), Jean Seberg (Patrizia Franchini), Daniel Boulanger (Ispettore Vital), Henri-Jacques Huet (Antonio Berruti), Antoine Flachot (Carl Zubert), Claude Mansard (Claudius Mansard), Liliane Davide (Liliane), Jean-Pierre Melville (Parvulesco)
Fotografia: Raoul Coutard
Montaggio: Cecile Decugis, Lila Herman
Musiche: Martial Solal, Wolfgang Amadeus Mozart (Concerto per clarinetto e Orchestra K 622, Sinfonia N. 40 K 550)
Scenografia: Claude Chabrol
Origine: Francia, 1960, B/N
Durata: 89'

A Marsiglia, Michel Poiccard, un giovane delinquente ruba una macchina e uccide l'agente della polizia che lo inseguiva in moto. A Parigi ritrova una giovane americana che vende il "New York Herald Tribune", e gli propone di seguirlo in Italia.

Jean-Luc Godard alla regia, sceneggiatura di François Truffaut e sotto la supervisione di Claude Chabrol: "Fino all’ultimo respiro" (film manifesto della Nouvelle Vague) assume un’importanza capitale per tutto il cinema degli anni Sessanta. Cinepresa liberata dalla sua staticità, dialoghi improvvisati e vissuti sul momento, immediatezza dell'ispirazione, semplicità nella direzione degli attori: questo cinema rappresenta lo sforzo più concreto per liberare quest'arte da tutto l'apparato industriale (finanziario e meccanico che ne soffocava l'ispirazione e la libertà di espressione). Quando Belmondo si volta verso lo spettatore per strizzargli l'occhio, o quando ammicca alle espressioni di Humphrey Bogart, è tutta una generazione e una tradizione e di regole stereotipate che crolla.
Il regista diventava un artista al pari di un pittore, di un musicista, di uno scrittore con la cinepresa al posto della penna, caratterizzato dal rifiuto del divismo, votato ai budget ridotti. Tutto questo è certamente il primo passo verso una nuova libertà: Godard riuscirà a plasmare una nuova forma, abbandonando ogni preoccupazione narrativa e affidandosi totalmente al libero espandersi delle metafore.

François Truffaut: "A bout de souffle ha ottenuto il premio Jean Vigo. L'Atalante termina con una scena in cui Jean Dasté e Dita Parlo si abbracciano su un letto. Quella notte devono senz'altro aver fatto un bambino. Questo bambino è il Belmondo di A bout de souffle".