Serate a Tema

La fornaia di Monceau

Titolo originale: La Boulangère de Monceau
Regia: Eric Rohmer
Sceneggiatura: Eric Rohmer
Montaggio: Jacquie Raynal, Eric Rohmer
Fotografia: Jean-Michel Meurice, Bruno Barbey
Interpreti: Barbet Schroeder, Claudine Soubrier, Michèle Girardon, Fred Junk, Bertrand Tavernier voce narrante nella versione francese
Origine: Francia 1962
Durata: 23'

 

 

 

 

Il mediometraggio è il primo dei sei Racconti Morali di Rohmer. La bella Sylvie si attira le attenzioni di un giovane studente che la incontra ogni giorno per strada. Però quando per parecchi giorni Sylvie non si fa vedere, lo studente comincia ad interessarsi alla commessa di una panetteria. Ma poi, quando la bella Sylvie ricompare...

Girato quasi totalmente en plein air, come Renoir insegna, a parte le parentesi all’interno della panetteria, “La fornaia di Monceau” rende conto una volta per tutte, semmai ce ne fosse ancora bisogno, di quel clima ispirato e spensierato della nouvelle vague, dove le storie comuni, se filtrate nel modo giusto dal pensiero di un autore, riescono sempre a depositare la loro verità esemplare. Partendo dalla superficie dell’amore, la decisione del giovane si fa ambasciatrice di una morale universale che impone a ognuno di noi delle scelte, giuste o sbagliate che siano, e ci fa riflettere.

Insalata Russa

Titolo originale: Okno v Parizh
Regia: Jurij Mamin
Fotografia: Anatoli Lapshov e Sergei nekrasov
Montaggio: Olga Andrianova, Joële Van Effenterre   
Musica: Jurij Mamin
Personaggi e interpreti: (Nicole) Agnes Soral, (Nikolai) Sergei Dontsov, (Gorokhov) Viktor Mikhajlov, Nina Ussatova, Kira Kreylis-Petrova, Natalia Ipatova
Origine: Russia/Francia 1994
Durata: 87'
 

 

 

 

Nikolai, professore di musica, viene licenziato ed è costretto a vivere nella palestra della scuola presso cui insegnava, finché non trova un posto dove sistemarsi. Finalmente si libera una camera nell'appartamento del suo amico Gorokhov. La precedente inquilina della stanza, un'anziana signora, è morta un anno prima, e il suo gatto Maxi vi è ancora chiuso dentro, sano e completamente a suo agio.
Nikolai, sorpreso di trovare un gatto abbandonato da circa un anno in perfetta forma, viene colto da una profonda curiosità ed insieme al suo vicino decidono di scoprire il mistero: nella stanza c'è, infatti, una finestra che dà su Parigi. Forte è ora la tentazione di varcare la soglia ed approfittare della situazione per realizzare i propri sogni...

 

Gatto nero, gatto bianco

Titolo originale: Crna macka, beli macor
Regia: Emir Kusturica
Soggetto: Emir Kusturica, Gordan Mihic
Sceneggiatura: Emir Kusturica, Gordan Mihic
Fotografia: Thierry Arbogast
Montaggio: Mica Zajc Svetolik
Effetti speciali: Brynley Cadman
Musiche: Brynley Cadman, Dr. Nele Karajlic, Dejan Sparavalo
Scenografia: Milenko Jeremic
Interpreti: Bajram Severdzan, Srdjan Todorovic, Branka Katic, Florijan Ajdini, Ljubica Adzovic,
Zabit Memedov, Sabri Sulejman,
Origine: Jogoslavia/Francia/Germania 1998
Durata: 120'

 

Gatto nero gatto bianco, ma in una corretta traduzione dall’originale il titolo diventerebbe “gatta nera, gatto bianco”, racconta un matrimonio riparatore (ma per motivi economici, non morali...) all'interno della comunità gitana che ancora vivacchia, libera e agitata, nelle terre dell'Europa centrale.

All'origine del film c'è un documentario su un gruppo musicale gitano, i Muzika Akrobatica, prodotto da una rete tedesca. Poi, però, le cose si complicano. Kusturica, durante i sopralluoghi, viene a conoscenza di un numero imprecisato di vicende strampalate e interessanti, come quella del nonno morto poco prima di un matrimonio, conservato sotto ghiaccio dai parenti per non rinviare la cerimonia. Da queste suggestioni ed idee Kusturiza e lo sceneggiatore Mihic traggono spunto per costruire le storie ed i personaggi di questo film frenetico, pieno di musica, di strilli, di trovate scenografiche e di animali che fanno da coro alle umane vicende.

"È un film tra l'estetica di Shakespeare e la comicità dei fratelli Marx" per usare le parole dello stesso Kusturica. Ma più che a Shakespare, Kusturica si rivela più che mai debitore della letteratura fantastica sudamericana, oltre che delle tradizioni dei natii Balcani: un Marquez trasportato in una Jugoslavia illusoriamente pacificata. Sì, perché sullo sfondo la guerra c'è sempre, se non altro nel vitalismo persino nevrotico con cui i rom tentano di affermare la propria identità, di fronte a un'Europa che non li vuole più.

Americani

Titolo orginale: Glengarry Glen Ross
Regia: James Foley
Sceneggiatura: David Mamet
Fotografia: Juan Ruiz Anchía
Produzione: Jerry Tokofsky, Stanley Zupnik
Musica: James Newton Howard
Interpreti: Jack Lemmon, Al Pacino, Ed Harris, Alan Arkin, Kevin Spacey, Alec Baldwin, Jonathan Pryce
Origine: USA, 1992
Durata: 100'

 

 

 

Negli uffici di un'agenzia immobiliare è arrivato Blake dalla sede centrale per fare un discorso chiaro ai quattro venditori. Vista la difficile situazione, il migliore verrà premiato con una Cadillac, il secondo riceverà un set di coltelli e gli altri due verranno licenziati.

Quando il film uscì sotto al titolo della locandina c’era la scritta – dedicato a tutti quelli che devono lavorare per vivere – ed uno dei grandi pregi è proprio questo: mostrarci cosa significa “farsi il culo, porta a porta, tu non sai un cazzo perché te ne stai qui chiuso in ufficio, col computer…, ma cosa sei tu, una fottuta segretaria?”

La vita è dura, durissima, e vendere è un mestiere per lestofanti, arguti, intelligenti, gente che fa l’ubriaco con l’ubriaco e il dottore col dottore. Ed ecco allora emergere le ansie e le paure di uomini che si attaccano a qualsiasi possibile soluzione per "sopravvivere", per non perdere appunto il lavoro. C'è rabbia, sconforto, grinta, paura. Reazioni diverse, alcune figlie della disperazione che spinge a gesti privi di etica, contro l'azienda, contro i colleghi. Il tutto in termini quasi brutali, con lessico sboccato, efferato, tagliente. Nessuno escluso.

Il film è tratto dall'omonima commedia di Davide Mamet che ne ha anche curato la sceneggiatura ed i dialoghi affidando la regia a James Foley che dirige un cast di attori stellare con Jack Lemmon su tutti.

Bisogna sempre chiudere!

Essere e avere

Titolo originale: Être et avoir
Regia: Nicolas Philibert
Fotografia: Katell Djian, Laurent Didier
Suono: Julien Cloquet
Montaggio: Nicolas Philibert
Il maestro: Georges Lopez
Gli alunni della classe: Alizè, Axel, Guillame, Jessie, Jojo, Johann, Jonathan, Julien, Laura, Létitia, Marie-Elisabeth, Nathalie, Olivier
Le famiglie: Chanimbaud, Dujardin, Garrido, Jeune, Lacombe, Olléon, Ponte, Rochés, Thouvenin
Origine: Francia, 2002
Durata: 104'

 

 

Essere e avere (il titolo fa riferimento a una filastrocca costruita con i primi due verbi che si imparano a scuola) è un documentario che racconta un intero anno scolastico nella classe del maestro Lopez, in un villaggio dell'Alvernia, Saint-Etienne sur Usson.