Avviso ai naviganti

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Piccolo avviso ai naviganti: non sarà più permessa l'occupazione del cineclub da film che il Subcomandante (ora maestro unico) ritiene delle ciofeche. Sotto l'egìda dell'ombra del Subcomandante il cineclub riprende quella funzione "educatrice", messa in dubbio da recenti "riforme" riformiste, che è la ragion d'essere, l'elemento indefettibile della sua fondazione.

Non sarà più concesso che protesta e dissenso trovino spazio nel forum e nel dibattito.  Il giudizio è prerogativa del maestro, il popolo potrà dialogare (interna corporis) ed esprimere il proprio consenso in maniera del tutto democratica.

Ma veniamo alla presentazione delle linee programmatiche dell'anno a venire ...
Mentre la festa del cinema di Roma si provincializza con un red carpet (sempre più rosso grazie agli studenti) che sa di festa della porchetta di Ariccia il cineclub Frattocchie si apre al mondo.
Il subcomandante ha passato l'estate in viaggio (Berlino, Palagiano, New York) alla ricerca di nuove visioni da proporre ai fedelissimi. Il programma di quest'anno sarà quindi un arcobaleno di culture, generi, geografie. L'italico programma dell'anno scorso lascia spazio al melting pot di questo nuovo ciclo incentrato sulle città.
Città di cinema, vita e cultura che fanno da ingrediente non solo scenografico ai film della rassegna dal titolo "Cine Città".
Si inizia con New York e la scelta non è proprio facile ... dal sordiano "Tassinaro a NY" fino al vanziniano "Natale a NY" passando per l'alleniano "Manhattan" (troppo scontato) le possibilità sono davvero tante.

Ho scelto per aprire il ciclo un film a basso costo: scritto, fotografato e montanto dall'iraniano Amir Naderi con uno sguardo su NY del tutto insolito.  

MARATHON - Enigma a Manhattan

 

Titolo originale: Marathon
Soggetto, Sceneggiatura, Regia, Fotografia, Suono: Amir Naderi.
Operatore e Fotografia: Michael Simmonds
Montaggio: Amir Naderi, Donal O'Ceilleachair
Interpreti: Sara Paul (Gretchen), Trevor Moore (ragazzo della metropolitana)
Produzione: Amir Naderi
Distribuzione: Revolver
Durata: 75'
Origine: Usa, 2002

Gretchen di New York ha una mania innocua e ossessiva: una volta all'anno, in data prestabilita, dedica una giornata intera alla risoluzione del maggior numero di cruciverba per superare il proprio record personale che è di 77. Svolge il lavoro per lo più sulle linee della metropolitana. Come suggerisce uno dei momenti più forti del racconto, ha bisogno del fracasso e del disordine per dare il meglio di sé. 

 

Marathon, dopo “Manhattan in cifre” (1993) e “ABC Manhattan” (1997), è l’ultimo film di un trilogia dedicata a New York dal regista iraniano Amir Naderi, che già da qualche anno risiede nella Grande Mela. Esule volontario (“Dovevo tagliare i ponti. Me ne sono andato non per motivi politici ma per una scommessa personale: volevo compiere questo viaggio, cambiare la mia vita, correre tutti i rischi possibili e farcela nella big city”), in passato il regista ha lavorato come fotografo sia per giornali che per il cinema nonché come sceneggiatore in collaborazione con Kiyârostami. La sua è una prospettiva inusitata e spiazzante sulla metropoli per eccellenza, vero e proprio distillato della contemporaneità. 

Il cielo sopra Berlino

Titolo originale: Der Himmel uber Berlin
Regia: Wim Wenders
Soggetto e sceneggiatura: Wim Wenders e Peter Handke
Fotografia: Henri Alekan
Scenografia: Heidi Lüdi
Suono: Jean-Paul Mugel, Axel Arft
Musica: Jürgen Knieper
Interpreti: Bruno Ganz (Damiel), Solveig Dommartin (Marion), Otto Sander (Cassiel), Curt Bois (Omero), Peter Falk (sé stesso), Hans Martin Stier (l'uomo dell'incidente), Elmar Wilms (l'uomo triste), Sigurd Rachman (il suicida), Beatrice Manowski (la prostituta)
Durata: 130 minuti
Produzione: Germania
Anno: 1987

Il film segna il ritorno di Wenders in patria dopo la lunga esperienza americana che ha visto la realizzazione di "Hammett" e "Paris, Texas". Con l'ausilio dello scrittore austriaco Peter Handke, che ha curato i dialoghi del film, Wenders ci racconta la storia di due angeli, Damiel e Cassiel, che si trovano a Berlino ed osservano la vita degli esseri umani, le loro angosce, i loro problemi e le loro frustrazioni quotidiane.  E' una Berlino ancora divisa dal muro, ma unita dagli angeli e dal cielo di cui si fanno portavoce. Una città carica di storia, sospesa tra un passato doloroso e orribile, ed un futuro che di lì a poco sarebbe stato riscritto, ma che restava ancora un’incognita, sotto il perso dei mattoni di quel Muro che tagliava in due il suo corpo ancora sofferente. Solo il cielo riesce a tenere ancora unite le due anime di Berlino.

Da sottolineare la splendida fotografia di Henri Alekan e la scelta di Wenders sull'uso del colore: bianco e nero il mondo celeste degli angeli e colore il mondo umano. 

Ha scritto lo stesso regista, per spiegare la particolare atmosfera della città: "Berlino è divisa come il nostro mondo, è scissa come il nostro tempo, è separata come lo sono uomini e donne, giovani e anziani, poveri e ricchi, è frantumata come ciascuna nostra esperienza. [...] La mia storia parla di Berlino non perché sia ambientata qui, ma semplicemente perché non potrebbe essere ambientata in nessun altrove. Il film si intitolerà: IL CIELO SOPRA BERLINO, essendo il cielo, oltre al passato ovviamente, l'unico elemento comune alle due città contenute in questa città. Quasi a dire: 'Solo il cielo sa...' se ci sarà un futuro comune a entrambe."

 

Il miracolo

Regia: Edoardo Winspeare
Soggetto: Giorgia Cecere
Sceneggiatura: Giorgia Cecere, Pierpaolo Pirone
Fotografia: Paolo Carnera
Musiche: Zoè, Cinzia Marzo, Donatello Pisanello
Montaggio: Luca Benedetti
Costumi: Maria Giovanna Caselli
Scenografia: Sabrina Balestra
Effetti: Giulia Infurna, Primo De Santis, Paolo Zeccara
Interpreti: Claudio D'Agostino, Carlo Bruni, Anna Ferruzzo, Stefania Casciaro, Angelo Gamarro, Rosario Sambito, Luca Carasola, Frank Crudele, Cosimo Cinieri, Celeste Casciaro
Nazionalità: Italia, 2003
Durata: 92'

 

Tonio è un bambino di 12 anni. Un giorno viene investito da un’automobilista (Cinzia) che poi scappa spaventata senza prestargli soccorso. Prima di perdere i sensi Tonio vede qualcosa che cambierà la sua vita. Portato in ospedale si risveglia dal coma. Lì, aggirandosi per i corridoi e le stanze durante la notte, viene casualmente in contatto con un uomo in fin di vita: l’elettrocardiogramma sul monitor è una linea piatta, ma quando Tonio gli si avvicina e lo tocca, il suo cuore riprende il battito normale. E’ stato un miracolo?

Dalle solari e sanguigne campagne del Salento si passa alla città di Taranto, il mondo dei contadini lascia il posto alla borghesia, il dialetto leccese ad uno strano impasto linguistico tra italiano e tarantino.

Taranto ha avuto il problema dell'Ilva, l'inquinamento, la disoccupazione, i cantieri navali abbandonati, tutti fenomeni che hanno prodotto una grave perdita d'identità. E' stata una città molto aiutata dalla politica negli anni Sessanta, poi è stata abbandonata e oggi soffre molto. Ma ciò ha consentito la preservazione dei rituali perché essi servono: se alcuni scompaiono, se ne inventano degli altri. Il rituale è una specie di distillato di bellezza, e lo si percepisce proprio nella processione, nell’incedere degli incappucciati, nella gestualità dei fedeli, nella musica delle bande. Quando qualche anno fa decisi di emanciparmi dal Salento, dove avevo ambientato gli altri due film, il mio interesse ricadde su Taranto proprio per i motivi che ho appena detto. E' una città che è marginale nella stessa Puglia: l'asse culturale, politico, economico è ormai da molti anni polarizzato su Bari e Lecce. Eppure questa città ora disgraziata ha avuto un passato glorioso, era una delle capitali della Magna Grecia e del Mediterraneo. Tuttavia oggi anche i suoi cittadini l'abbandonano, la rinnegano, lasciandola al suo destino di decadenza. Sembra una città malarica, ma unica nella poeticità che per questo riesce ad emanare. Io amo molto Taranto, sospesa tra i suoi due mari: è un'isola che ha le sembianze di una vittima. Anche per la sua posizione assomiglia molto a Napoli e a Palermo, ed ha il fascino delle antiche poleis greche. E' stato tutto questo ad affascinarmi così fortemente. Taranto e i suoi riti mi emozionano. [Edoardo Winspeare]

A Taranto sono tutti “un poco abbronzati”.

A Taranto anche se ci sono molti abbronzati che sembrano dei marocchini non ci sono “li marucchini” ai semafori.

Taranto è la città dei due mari: nel primo c’è l’arsenale militare, nel secondo c’è il porto mercantile con i container e le gru altissime.

A Taranto c’è una raffineria che trasforma l’oro nero in sogno bianco.

A Taranto c’è l’ILVA che con le sue lingue di fuoco sembra un mostro futurista. Se arrivi di notte ti sembra di essere sul set di Blade Runner.

Gli abitanti di Taranto sono degli androidi che sognano cozze elettriche.

A Taranto non ci sono pinguini, ma il colore della loro pelle rivela che non c’è bisogno del sole per essere abbronzati, basta essere incazzati.