KRAUTFILM

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Cosa contraddistingue in maniera inequivocabile un tedesco? Quali sono i tratti caratteristici del popolo che ci ha regalato il maggiolino ed il pulmino Volkswagen, la stampa a caratteri mobili di Gutenberg, Einstein e Freud, i sandali da indossare con le calze bianche, Bach e Beethoven, le gemelle Kessler e l’ispettore Derrick, Lutero e Gothe, le fantastiche offerte dei supermercati LIDL, Karlheinz Stockhausen e Karl-Heinz Rummenigge, Kant e Marx, la nazionale di calcio che perde sempre contro l’Italia, l’espressionismo,  l'Oktoberfest, Marlene Dietrich, l’abdebraunte kalbshachse (stinco di vitello bollito e fritto nello strutto) ed i Würstel, i Kraftwerk ed i Tokio Hotel?

Questo (ed altro) vi verrà svelato con il ciclo KRAUTFILM.

Ferdinando il duro

Titolo originale: Der Starke Ferdinand
Regia: Alexander Kluge
Soggetto: Alexander Kluge
Sceneggiatura: Alexander Kluge
Fotografia: Martin Schafer, Thomas Mauch
Montaggio: Heidi Genee, Agape Dorstewitz
Costumi: Winfried Hennig
Interpreti e personaggi: Heinz Schubert (Ferdinand Rieche), Hans Faber (il ministro), Joachim Hackethal (Kniebeling), Gert Gunther Hoffmann (Wilnitzki), Erich Kleiber (Rosotsche), Verena Rudolph (Gertie Kallmann), Heinz Schimmelphenig (Günter), Daphne Wagner (Haferkamp), Siegfried Wischnewski (Kobras)
Durata: 98'
Origine: Germania, 1976

Ferdinand Rieche è un funzionario di polizia maniaco dei sistemi di sicurezza. Personaggio scomodo per tutti, egli viene allontanato dal corpo in cui presta servizio quando alza la voce nei confronti di un superiore. Viene così assunto da una industria multinazionale con il compito di organizzare la protezione degli impianti di una località tedesca e per un periodo di prova di sei mesi.

Il suo eccessi di zelo però lo mette nei pasticci ...
 

 

Il silenzio dopo lo sparo

Titolo originale: Die Stille nach dem Schuss
Regia: Volker Schlöndorff
Soggetto: Wolfgang Kohlhaase
Sceneggiatura: Wolfgang Kohlhaase, Volker Schlöndorff
Fotografia: Andreas Hofer
Montaggio: Peter Przygodda
Scenografia: Susanne Hopf
Musiche: Manfred Arbter
Costumi: Anne-Gret Oehme
Interpreti e personaggi: Bibiana Beglau (Rita Vogt), Nadja Uhl (Tatjana), Martin Wuttke (Erwin Hull), Harald Schrott (Andreas "Andi" Klein), Alexander Beyer (Jochen Pettka), Jenny Schily (Friederike Adebach), Mario Irrek (Joachim Klatte), Franca Kastein (Anna), Thomas Arnold (Gerngross)
Durata: 104'
Origine: Germania, 2000

Quando Rita, terrorista facente parte della Raf, si rende conto del fallimento della lotta armata è costretta a passare alla clandestinità. La donna si rifugia nella Germania dell'Est dove la Stasi le fornisce una nuova identità. D'ora in poi sarà conosciuta da tutti come l'operaia Susanna Schmidt. Da questo momento in poi per l'ex terrorista inizierà un travagliato periodo fatto di continui cambiamenti di residenza e di identità.
 

Requiem

Titolo originale: Requiem
Regia: Hans-Christian Schmid
Sceneggiatura: Bernd Lange
Fotografia: Bogumil Godfrejow
Montaggio: Bernd Schlegel, Hansjörg Weißbrich
Scenografia: Christian M. Goldbeck
Costumi: Bettina Marx
Interpreti e personaggi: Sandra Hüller (Michaela Klingler), Burghart Klaußner (Karl Klingler), Imogen Kogge (Marianne Klingler), Anna Blomeier (Hanna Imhof), Nicholas Reinke (Stefan Weiser), Jens Harzer (Martin Borchert) , Walter Schmidinger (Gerhard Landauer), Friederike Adolph (Helga Klingler), Irene Kugler (Heimleiterin Krämer), Johann Adam Oest (Professor Schneider), Eva Löbau (Krankenschwester), Stefan Müller-Doriat (Minestrant)
Durata: 93'
Origine: Germania, 2006

 

Baviera, anni '70. Michaela Klinger, cresciuta in una famiglia profondamente cattolica, ha sofferto fin da piccola di epilessia, ma nel tempo è riuscita a tenere a bada le crisi con l'aiuto della medicina. All'età di 21 anni, la ragazza, sostenuta dal padre ma con molte riserve da parte di sua madre, decide di andare a studiare all'università di Tübingen. All'inizio tutto sembra andare bene, Michaela conosce nuovi amici e sembra essersi lasciata alle spalle le sue origini e il suo passato. Tuttavia, pochi mesi dopo il trasferimento, le crisi a lungo scomparse si riaffacciano con una frequenza sempre più ravvicinata e duratura. Poiché la medicina sembra non sortire alcun effetto, Michaela, convinta di essere perseguitata da alcune voci interiori e credendo di essere posseduta da un demone, decide di rivolgersi a padre Landauer, il sacerdote del suo paese. Dopo una serie di colloqui e riunioni di preghiera la ragazza decide di sottoporsi alla pratica dell'esorcismo...

Il film s'ispira a una storia vera di cui fu vittima a Klingenberg (Baviera) un'epilettica di nome Anneliese Michel che sarebbe morta di anoressia nel 1976 a soli 23 anni. Dalla vicenda è stato tratto anche il film americano The Exorcism of Emily Rose nel 2005. Rispetto alla versione hollywoodiana, il regista tedesco rifugge dagli accenti horror, puntando su realismo e dimensione psicologica dei personaggi grazie alla grande prova della ventottenne Sandra Hüller, attrice teatrale al suo primo lungometraggio.

Presentato al festival di Berlino 2006, Sandra Hüller ha vinto l'Orso d’argento come miglior interprete femminile.

 

Kinski, il mio nemico più caro

Titolo originale: Mein liebster Feind - Klaus Kinski
Regia: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Fotografia: Peter Zeitlinger
Montaggio: Joe Bini
Musiche: Popol Vuh
Interpreti e personaggi: Klaus Kinski, Werner Herzog, Isabelle Adjani: Lucy Harker (da Nosferatu), Claudia Cardinale, Justo González, Mick Jagger, EVa Mattes
Durata: 95'
Origine: Germania\Gran Bretagna\Finlandia\USA, 1999.

A otto anni dalla morte dell'attore tedesco Klaus Kinski (avvenuta nel 1991), il regista Werner Herzog ripercorre alcuni momenti del loro lungo rapporto di odio ed amore.
I due si conoscono la prima volta nel 1955, quando sono ancora dei perfetti sconosciuti: Kinski è un attore di belle speranze, tutto genio e sregolatezza ma già vittima di incontrollabili attacchi di rabbia che lo portano ad insultare le persone e, una volta, a distruggere l'appartamento che divideva con la famiglia del regista.
Tra il 1971 ed il 1987 i due collaborano assieme a 5 film (Aguirre, furore di dio, 1972; Nosferatu, principe della notte, 1978; Woyzeck, 1978; Fitzcarraldo, 1982; Cobra verde, 1987): il documentario si sofferma spesso e volentieri sul ricordo degli episodi legati alla loro lavorazione, sui capricci e la follia di Kinski che ben si integrava con le visioni di Herzog, il quale dovette ricorre persino a minacce di morte per tenere a freno l'irruento attore.
In particolare buona parte degli aneddoti provengono dalla realizzazione di Aguirre e Fitzcarraldo, con la troupe dispersa per settimane nella foresta amazzonica e un Kinski che spaventava gli indigeni, i quali si erano addirittura offerti di ucciderlo per fare un favore a Herzog. Oltre a questi sono presenti comunque molti documenti inediti sulla vita dell'attore tedesco e molte interviste a conoscenti e partner cinematografici, tra cui Claudia Cardinale.
Lo speciale rapporto tra Herzog e Kinski si interruppe bruscamente nel 1987 con "Cobra Verde": un Kinski ossessionato dal suo Paganini (film che voleva a tutti i costi interpretare e che finì per girare lui stesso un paio di anni dopo) non risponde alle aspettative del regista che decide di abbandonarlo. Da allora, secondo le parole dello stesso regista, un Kinski consumato dalla sua ossessione finisce per spegnersi lentamente, fino alla morte avvenuta nel 1991 in America a 65 anni...

Kinski, il cui vero nome è Nikolaus Günther Nakszynski era nato in Polonia. Figlio di un farmacista di origine polacca e tedesca con delle aspirazioni da cantante lirico, e della figlia di un pastore, Kinski rimane senza padre fin dalla più tenera età, perché il padre decide di abbandonare la famiglia per seguire il suo sogno. La madre decide così d trasferirsi a in un quartiere povero e disagiato di Berlino, dove Klaus cresce. La sua gioventù viene segnata dalla guerra, si arruola nell'esercito nazista nel 1943 e viene imprigionato in un campo di concentramento alla fine del conflitto, dal quale poi sarà spedito dritto in manicomio. Nel dopoguerra, uscito dal suo ricovero nell'ospedale psichiatrico, tenta la fortuna come attore teatrale, ma poi sceglie il cinema per "far soldi più velocemente". Debutta nel 1948 con il film Morituri di Eugene York. Dopo molti lavori tedeschi trova una collocazione nel genere western-spaghetti ed in diversi B-movie italiani e spagnoli. A metà degli anni settanta comincia la collaborazione con il regista tedesco Werner Herzog, che lo vede protagonista in cinque dei suoi film, tra i migliori interpretati da Kinski. Ma Kinski diventa noto al grande pubblico soprattutto per il suo carattere difficile e per la sua eccentricità, oltre che per la sua ecletticità, che lo porta ad interpretare qualunque ruolo gli venga proposto, purché ben pagato (si vanta chiedere un onorario raddoppiato per interpretare ruoli scadenti).

Kinski è l'attore che maggiormente si è confuso con i suoi personaggi: aggressivo e arrogante sul set, ha avuto una carriera davvero fuori misura. Labbra carnose, occhi glauchi, naso affilato e una zazzera bionda che si facevano maschera della sua lucida follia e del suo disprezzo furono gli elementi che lo imposero nella cinematografia mondiale. Considerato una mina vagante, un attore ingestibile nonché strafottente, ha sfidato ogni set, regalandoci soprattutto titanici perdenti e indimenticabili eroi negativi da conquistadores a soldati, da vampiri ad avventurieri.