I Pugni in Tasca

Regia: Marco Bellocchio
Sceneggiatura: Marco Bellocchio
Fotografia: Alberto Marrama
Musiche: Ennio Morricone
Montaggio: Silvano Agosti, Aurelio Mangiarotti
Scenografia: Rosa Scala
Costumi: Gisella Longo
Interpreti: Paola Pitagora, Lou Castel, Marino Masé, Liliana Gerace.
Produzione: Enzo Doria
Nazionalità: Italia
Anno: 1965
Durata: 105’

 

 

Nel suo bellissimo Dizionario del cinema Fernaldo Di Giammatteo così descrive la trama di I pugni in tasca: «In una decrepita villa dell’Appennino piacentino vive una famiglia tarata, composta dalla madre cieca, dall’epilettico Ale, dal ritardato Leone, dalla malata Giulia ». Bella storia, non è vero? Oggi un autore che si presentasse a un produttore con un soggetto così verrebbe legato a un palo e costretto a vedere centomila puntate di Beautiful come terapia rieducativa. Invece allora, eravamo alla metà degli anni Sessanta, l’autore Marco Bellocchio trovò un produttore fuggito su una villa del Piacentino, che ebbe il coraggio di rischiare. Era Enzo Doria, che scoprì anche Salvatore Samperi. Il film è un apologo durissimo, gridato con la rabbia di quegli anni generosi. I film dei giovani autori di quel tempo si assomigliano, siano essi del free cinema inglese o della nouvelle vague francese. Li distingue una coraggiosa, forse ingenua, energia vitale che li attraversa. Hanno il tempo, persino il ritmo di quegli anni di viaggio, di scoperta, di rottura. Oggi si può sorridere, dall’alto del karaoke. Ma da là è venuto buon cinema, è sgorgato talento.

WV da Certi piccoli amori. Dizionario sentimentale di film, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 1988