Tirate sul pianista

Titolo originale: Tirez sur le pianiste
Regia: François Truffaut
Sceneggiatura: Marcel Moussy, François Truffaut
Montaggio: Claudine Bouché, Cécile Decugis
Fotografia: Raoul Coutard
Scenografia: Jacpues Mély
Musiche: Georges Delerue; canzoni "Dialogues d'amoureux" di Félix Leclerc è cantata da Félix Leclerc e Lucienne Vernay, "Avanie et framboise" di Boby Lapointe è cantata dall'autore
Interpreti: Charles Aznavour, Marie Dubois, Nicole Berger, Michèle Mercier
Origine: Francia, 1960, B/N
Durata: 92'

 

 

Dopo l’enorme, e per certi versi inaspettato successo de I quattrocento colpi, François Truffaut cominciò a riflettere sul suo secondo lavoro. Dopo mesi d’indecisione la scelta cadde su Non sparate sul pianista (Down there), un romanzo di David Goodis, scrittore americano specializzato in polizieschi noir. “Ero libero come l’aria e perciò scelsi la costrizione per non diventare pazzo; mi misi nella condizione del cineasta a cui viene imposto un film su commissione: un romanzo della Série noir, americano, da girare in Francia.”[1]
La scelta di un poliziesco sembrò al regista francese una sfida alle aspettative della critica ed al contempo un manifesto programmatico della sua idea di cinema. Scegliendo infatti un racconto di genere Truffaut proseguiva con coerenza a sostenere le tesi critiche che lo avevano fatto divenire famoso come critico dei Cahiers du cinèma, vale a dire che tra un film di Bergman e uno di Hitchcock non vi fosse alcuna differenza, essendo entrambi film d’autore, indipendentemente dal soggetto trattato. Allo stesso tempo però Truffaut riteneva, scegliendo quel soggetto, di pagare il suo debito con il cinema americano che tanto aveva amato.
Nel 1960 pertanto, confermando lo sceneggiatore Marcel Moussy con il quale aveva sceneggiato I 400 colpi, il regista cominciò le riprese di Tirate sul pianista.

Il film ha come protagonista Charlie (Charles Aznavour), un pianista che si esibisce in un locale dei banlieu di Parigi. Una sera Chico, uno dei suoi fratelli che non vede da quattro anni, va a chiedergli aiuto: è inseguito da due loschi figuri ai quali, scopriremo più tardi, ha teso una truffa, scappando insieme all’altro fratello con la refurtiva di una rapina ad un furgone valori. Charlie dapprincipio non vuole essere coinvolto ma poi aiuta il fratello a fuggire, ritrovandosi così, suo malgrado, inseguito dai due gangsters che vogliono sapere da lui dove si è nascosto Chico. Per fuggire dai due rapinatori Charlie trova un aiuto insperato in Léna (Marie Dubois), la cassiera del locale dove Charlie si esibisce. Quest’ultima, segretamente innamorata di lui, conosce il suo segreto. In flashback viene rivelata al pubblico la reale identità di Charlie: il suo vero nome è Edouard Saroyan ed in passato è stato un grande concertista. Edouard ha lasciato la carriera ritenendosi responsabile del suicidio della sua amata moglie Thérésa.
Charlie e Léna diventano amanti; nel frattempo i due malviventi rapiscono Fido, il fratello più piccolo di Charlie, e si dirigono verso la baita sulle Alpi dove si nascondono Chico e l'altro fratello complice della truffa.
Anche Charlie e Léna raggiungono i due fuggiaschi e si preparano a fronteggiare i due delinquenti in una sfida in mezzo alla neve. Anche se la trama di Tirate sul pianista ricorda in tutto e per tutto uno dei tanti intrecci da Série noir pubblicati dalla Gallimard, tuttavia lo svolgimento è quanto di più distante si possa immaginare da un poliziesco di maniera. I due gangster vengono ritratti più come due zii brontoloni che come dei veri criminali; il personaggio di Charlie è poi la summa di tutti i personaggi truffautiani e può considerarsi un alter ego meno naif di Antoine Doinel. La sua proverbiale timidezza, il suo rapporto incostante e passivo con le donne ricordano il Léaud di Baci rubati, mentre il suo destino tragico rimanda al Julienne Davenne de La Camera verde. Tutti i personaggi femminili poi hanno i ruoli positivi del film: da Léna a Thérésa, entrambe disposte a sacrificare la loro vita per amore di Charlie, passando al personaggio di Clarisse, la vicina di casa, prostituta dal cuore d’oro.

Si aggiunga lo stile fiabesco e dunque contro pelo che Truffaut utilizza nel film: le scene d’azione sono appena abbozzate, la fotografia di Raoul Coutard rifugge dall’illuminazione di maniera, mentre tutte le scene drammatiche vengono smantellate da un’ironia surreale e da un caeidoscopio di sequenze grottesche tese a smitizzare il genere. A posteriori Truffaut ammise di avere sbagliato il film con franchezza brutale e persino eccessiva “…odio i film di gangster. Non mi piace la loro brutalità. Mi piace raccontare storie di asociali soltanto quando agiscono da soli e non in bande organizzate. Così, poiché li odio e non condivido le loro azioni, ho cercato nel film di metterli in ridicolo.”[2]

Non deve pertanto stupire se Tirate sul pianista, nato per un pubblico di cinéphiles non conobbe lo stesso successo commerciale de I 400 colpi. Truffaut aveva sopravvalutato il suo pubblico che rifiutò l'opera non capendone i frequenti mutamenti di stile. Considerato minore nella filmografia truffautiana Tirate sul pianista resta tuttavia un’opera che si pone come un logico secondo mattone consequenziale nella sua filmografia.

[1] Tutte le interviste di François Truffaut sul cinema, a cura di Anne Gillain, Roma, Gremese, 1990

[2] Dall’intervista a Truffaut “Cinéaste de nôtres temps. François Truffaut ou l’esprit critique.”, 1965