Roma città aperta

Creato: Giovedì, 23 Aprile 2015 20:55
Titolo originale: Roma città aperta
Regia: Roberto Rossellini
Soggetto: Sergio Amidei, Alberto Consiglio
Sceneggiatura: Sergio Amidei, Federico Fellini, Celeste Negarville, Roberto Rossellini
Fotografia: Ubaldo Arata
Montaggio: Eraldo Da Roma
Musiche: Renzo Rossellini
Effetti spciali: D. Harmon
Scenografia: Rosario Megna
Interpreti e personaggi: Anna Magnani (Pina), Aldo Fabrizi (Don Pietro Pellegrini), Marcello Pagliero (Luigi Ferraris, alias ingegnere Giorgio Manfredi), Maria Michi (Marina Mari), Carla Rovere (Lauretta), Francesco Grandjacquet (Francesco), Giovanna Galletti (Ingrid), Harry Feist (maggiore Fritz Bergman), Vito Annichiarico (Marcello), Nando Bruno (Agostino, alias Purgatorio, il sagrestano), Turi Pandolfini (il nonno), Eduardo Passarelli (brigadiere metropolitano), Amalia Pellegrini (Nannina), Carlo Sindici (il questore), Alberto Tavazzi (prete confessore), Ákos Tolnay (disertore austriaco), Joop van Hulzen (capitano Hartmann)
Produzione: Italia, 1945
Durata: 98 min
 
A Roma durante i mesi dell'occupazione nazista si intrecciano le diverse storie umane e politiche di uomini e donne. Quella di Pina, la popolana uccisa a sangue freddo sotto gli occhi del figlioletto da un soldato mentre insegue disperata il camion che sta portando via Francesco, il suo uomo, un tipografo impegnato nella Resistenza. Quella dell'ingegner Manfredi, comunista, arrestato e torturato grazie alla delazione di un'attricetta che è stata la sua amante. E quella di Don Pietro, parroco di quartiere, che aiuta e nasconde i partigiani, fucilato in un campo sotto gli occhi dei bambini della parrocchia, tra cui il figlio di Pina.
 
Noi lottiamo per una cosa che deve venire, che non può non venire ... Forse la strada sarà lunga e difficile, ma arriveremo e lo vedremo: un mondo migliore. E soprattutto lo vedranno i nostri figli. (Francesco a Pina)
Quello di Rossellini, nelle parole di Jean Cocteau, è lo 'sguardo di un uomo che si fa popolo e di un popolo che si identifica con lo sguardo di un uomo'. 
 
E' il film emblematico del neorealismo, Rossellini lo realizzò in condizioni precarie (usando pellicola scaduta, girando in luoghi di fortuna, perché Cinecittà era inagibile, impiegando attori di secondo piano e, addirittura, gente presa dalla strada), con pochi quattrini e un gruppo di sceneggiatori - guidati da Sergio Amidei - che si ispirano alla vicenda reale di un prete della resistenza romana, don Luigi Morosini. Ottenne scarso successo in Italia ma fu quasi immediatamente acclamato all'estero (vinse al festival di Cannes del 1946), dove fu coniato il termine - e la nozione - di neorealismo.
Sono state tentate molte interpretazioni del film; s'è parlato di scoperta di un'Italia "diversa" - autentica e popolare - di stile sobrio e "documentaristico", di rappresentazione corale di un momento storico. Pur non esente da un macchiettismo che avrebbe costituito una delle linee portanti del neorealismo (e, più tardi, della commedia all'italiana), il film rivelava una immediatezza di sguardo e un "classico" senso del tragico che riscattavano le debolezze e le ingenuità della storia. Fu, soprattutto, la reazione alla retorica di tanti anni, a una tradizionale ipocrisia; la sincerità e il desiderio di mettere gli uomini al cospetto della realtà così com'è  [L. Chiarini]
Sincerità cui si ispirarono gli attori, in particolare una splendida Anna Magnani e un eccezionale Aldo Fabrizi.
Rossellini introduce nel film - ed è questa la novità decisiva - il concetto (e la pratica) della trasgressione totale, trasgressione dei codici della morale, delle norme della visività filmica, della simbologia delle immagini, della pietà cristiana. E' la trasgressione di un anarchico, ed ha il potere di unificare una struttura dispersiva e spesso dissonanante.
[Fernaldo Di Giammatteo]