Control

Titolo originale: Control
Regia: Anton Corbijn
Soggetto: tratto dal libro "Touching From A Distance" di Deborah Curtis
Sceneggiatura: Matt Greenhalgh, Deborah Curtis
Fotografia: Martin Ruhe
Musiche: Joy Division, New Order
Montaggio: Andrew Hulme
Produzione: Wilson Tony, Deborah Curtis
Interpreti e personaggi: Sam Riley (Ian Curtis), Samantha Morton (Deborah Curtis), Alexandra Maria Lara (Annik Honoré), Craig Parkinson (Tony Wilson), Joe Anderson (Peter Hook), Toby Kebbell (Rob Gretton), James Pearson (Bernard Sumner), Harry Treadway (Stephen Morris), Andrew Sheridan (Terry Mason)
Origine: UK/USA/Australia/Giappone, 2007
Durata: 122'

 

Biopic atipico su Ian (Kelvin) Curtis, ragazzo di Macclesfield (quartiere proletario di Manchester) e leader della band post-punk dei Joy Division. Il 18 maggio del 1980, all'età di 23 anni, Ian si toglie la vita. Due giorni dopo i Joy Division sarebbero partiti per un tour americano che anticipava l'uscita del secondo album del gruppo, Closer, sulla cui copertina è raffigurata una delle statue del cimitero monumentale di Staglieno (Genova).

Il film, ispirato a Touching From A Distance (scritto da Deborah Curtis moglie di Ian), racconta la storia di un ragazzo che aspira a qualcosa di molto di più che vivere nella sua cittadina natale. Desideroso di emulare i suoi idoli musicali, come David Bowie e Iggy Pop, entra a far parte di un gruppo e sogna di diventare un musicista a tutti gli effetti ma nel giro di poco tempo, le paure e le emozioni che nutrono la sua musica sembrano consumarlo lentamente. Sposatosi giovanissimo e con una figlia, trascura i suoi doveri di marito e padre per inseguire un nuovo amore e per soddisfare le aspettative sempre crescenti della sua band. La tensione e la fatica minano la sua salute e con l’epilessia che va ad aggiungersi ai suoi sensi di colpa e alla sua depressione, la disperazione si impadronisce di lui. Cedendo al peso delle responsabilità, Ian si lascia consumare dalla sua anima inquieta e torturata.

Significativo è infatti anche il titolo della pellicola, che prende spunto da una sua celebre canzone, “She’s lost control”,
in cui Ian rende omaggio ad una ragazza morta in seguito ad un attacco epilettico, ma che in realtà riflette proprio le ansie
e le paure del cantautore stesso: quel senso di impotenza e di frustrazione nei confronti della sua vita, che, per via della
sua sensibilità e della sua malattia, sentiva sfuggirgli di mano e che non riusciva più a gestire, a partire dal suo stesso corpo.

 Girato dal fotografo olandese Anton Corbijn in bianco e nero "per rappresentare le   atmosfere dei Joy Division e lo spirito dell’epoca". Anton Corbijnaveva immortalato il gruppo sin dalle prime foto, inclusa la famosa immagine di spalle nella Tube Station mentre Curtis guarda di sfuggita verso l’obiettivo. “I Joy Division furono una tra le ragioni principali per cui decisi di venir via dal mio paese e trasferirmi a Londra. Il New Musical Express era una Bibbia e le interviste di Paul Morley alla band hanno costituito una grande fonte di ispirazione per chi, come me, aveva poco più di vent'anni». Corbijn si trasferisce così dall’Olanda a Londra alla fine degli anni ’70, dove frequenta la scena post-punk, cominciando una carriera all’NME come fotografo musicale, per poi intraprendere qualche anno dopo anche la strada della regia di videoclip

 

Ian Curtis è interpretato, con incredibile somiglianza mimetica, dal ventisettenne Sam Riley, cantante del gruppo indie 10000 Things, così che nelle sequenze in cui il gruppo suona non si fa uso di playback. Anche con soli due album all'attivo i Joy Division sono una band germinale il cui culto è cresciuto con il passare del tempo.