Divorzio all'italiana

Regia: Pietro Germi
Soggetto: Ennio De Concini, Pietro Germi, Alfredo Giannetti
Sceneggiatura: Ennio De Concini, Pietro Germi, Alfredo Giannetti
Fotografia: Leonida Barboni, Carlo Di Palma
Montaggio: Roberto Cinquini
Musiche: Carlo Rustichelli
Scenografia: Carlo Egidi
Interpreti e personaggi: Marcello Mastroianni (Ferdinando Cefalù), Daniela Rocca (Rosalia Cefalù), Stefania Sandrelli (Angela), Lando Buzzanca (Rosario Mulé), Leopoldo Trieste (Carmelo Patanè), Saro Arcidiacono (dottor Talamone), Angela Cardile (Agnese Cefalù), Pietro Tordi (avvocato De Marzi), Ugo Torrente (don Calogero)
Durata: 101'
Origine: Italia, 1961

Il barone siciliano Ferdinando Cefalù, detto Fefè, è sposato con l'assillante Rosalia, ma è follemente attratto dalla cugina sedicenne, la conturbante Angela, e vorrebbe diventare suo marito. Decide allora di spingere la moglie fra le braccia di un suo antico spasimante, Carmelo Patanè, per poi coglierli in flagrante ed uccidere la donna invocando il “delitto d’onore”.  Il suo piano, però, non va come previsto…

Nelle intenzioni degli autori Divorzio all’italiana doveva essere un film drammatico, ma questi propositi iniziali vennero abbandonati quando ci si accorse che nella Sicilia dell'epoca anche i fatti più drammatici potevano assumere i contorni della farsa. A fare da asse portante della trama è il famigerato articolo 587 del codice penale, quello riguardante il delitto d’onore: una legge (abrogata soltanto nel 1981) che consentiva ad un uomo condannato per uxoricidio di ottenere una significativa riduzione della pena qualora il delitto fosse volto a salvaguardare il suo “onore” (in altre parole, in caso di infedeltà da parte della moglie).

Presentato a Cannes nel 1962, dove vinse il premio per la miglior commedia, il film raccolse anche gli applausi della critica americana (tra gli estimatori c'era Billy Wilder) vincendo il premio Oscar (1963) per la miglior sceneggiatura originale e la nomination per la miglior regia. La magistrale interpretazione di Marcello Mastroianni nel ruolo di Fefè, indimenticabile il suo tic impostato su quello reale di Germi, rappresentò la definitiva consacrazione internazionale dell'attore appena reduce (1960) da La dolce vita di Fellini. Da citare anche l'esordio di Stefania Sandrelli da poco eletta Miss Viareggio.

Il successo di Germi proseguì negli anni successivi con Sedotta e abbandonata (1964) e Signore e signori (1965) che costituiscono con Divorzio all'italiana un'ideale trilogia del genere.