Il miracolo

Regia: Edoardo Winspeare
Soggetto: Giorgia Cecere
Sceneggiatura: Giorgia Cecere, Pierpaolo Pirone
Fotografia: Paolo Carnera
Musiche: Zoè, Cinzia Marzo, Donatello Pisanello
Montaggio: Luca Benedetti
Costumi: Maria Giovanna Caselli
Scenografia: Sabrina Balestra
Effetti: Giulia Infurna, Primo De Santis, Paolo Zeccara
Interpreti: Claudio D'Agostino, Carlo Bruni, Anna Ferruzzo, Stefania Casciaro, Angelo Gamarro, Rosario Sambito, Luca Carasola, Frank Crudele, Cosimo Cinieri, Celeste Casciaro
Nazionalità: Italia, 2003
Durata: 92'

 

Tonio è un bambino di 12 anni. Un giorno viene investito da un’automobilista (Cinzia) che poi scappa spaventata senza prestargli soccorso. Prima di perdere i sensi Tonio vede qualcosa che cambierà la sua vita. Portato in ospedale si risveglia dal coma. Lì, aggirandosi per i corridoi e le stanze durante la notte, viene casualmente in contatto con un uomo in fin di vita: l’elettrocardiogramma sul monitor è una linea piatta, ma quando Tonio gli si avvicina e lo tocca, il suo cuore riprende il battito normale. E’ stato un miracolo?

Dalle solari e sanguigne campagne del Salento si passa alla città di Taranto, il mondo dei contadini lascia il posto alla borghesia, il dialetto leccese ad uno strano impasto linguistico tra italiano e tarantino.

Taranto ha avuto il problema dell'Ilva, l'inquinamento, la disoccupazione, i cantieri navali abbandonati, tutti fenomeni che hanno prodotto una grave perdita d'identità. E' stata una città molto aiutata dalla politica negli anni Sessanta, poi è stata abbandonata e oggi soffre molto. Ma ciò ha consentito la preservazione dei rituali perché essi servono: se alcuni scompaiono, se ne inventano degli altri. Il rituale è una specie di distillato di bellezza, e lo si percepisce proprio nella processione, nell’incedere degli incappucciati, nella gestualità dei fedeli, nella musica delle bande. Quando qualche anno fa decisi di emanciparmi dal Salento, dove avevo ambientato gli altri due film, il mio interesse ricadde su Taranto proprio per i motivi che ho appena detto. E' una città che è marginale nella stessa Puglia: l'asse culturale, politico, economico è ormai da molti anni polarizzato su Bari e Lecce. Eppure questa città ora disgraziata ha avuto un passato glorioso, era una delle capitali della Magna Grecia e del Mediterraneo. Tuttavia oggi anche i suoi cittadini l'abbandonano, la rinnegano, lasciandola al suo destino di decadenza. Sembra una città malarica, ma unica nella poeticità che per questo riesce ad emanare. Io amo molto Taranto, sospesa tra i suoi due mari: è un'isola che ha le sembianze di una vittima. Anche per la sua posizione assomiglia molto a Napoli e a Palermo, ed ha il fascino delle antiche poleis greche. E' stato tutto questo ad affascinarmi così fortemente. Taranto e i suoi riti mi emozionano. [Edoardo Winspeare]

A Taranto sono tutti “un poco abbronzati”.

A Taranto anche se ci sono molti abbronzati che sembrano dei marocchini non ci sono “li marucchini” ai semafori.

Taranto è la città dei due mari: nel primo c’è l’arsenale militare, nel secondo c’è il porto mercantile con i container e le gru altissime.

A Taranto c’è una raffineria che trasforma l’oro nero in sogno bianco.

A Taranto c’è l’ILVA che con le sue lingue di fuoco sembra un mostro futurista. Se arrivi di notte ti sembra di essere sul set di Blade Runner.

Gli abitanti di Taranto sono degli androidi che sognano cozze elettriche.

A Taranto non ci sono pinguini, ma il colore della loro pelle rivela che non c’è bisogno del sole per essere abbronzati, basta essere incazzati.